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Hellish Mechanism: entriamo nel meccanismo infernale di Enio Nicolini And The Otron

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S’intitola Hellish Mechanism ed è il nuovo album di Enio Nicolini And The Otron.
Appena rilasciato per la Hellbones Records, lo trovate in formato digitale su tutti i migliori store online, oltre che in CD e vinile su Band Camp.

Se siete intenzionati a scoprire il meccanismo infernale in cui Enio Nicolini e i suoi Otron ci stanno aspettando per intrigarci, allora siete nel posto giusto.
Salite a bordo, mettetevi comodi e allacciate le cinture, perché l’avventura sta per avere inizio.

Ripassiamo un po’ di storia

Qualcuno sostiene che l’heavy metal è destinato a entrare negli archivi della musica colta, e c’è persino chi si augura che questo accada davvero.
Noi di Worldwide Open Music, dal canto nostro, ci opporremo con tutte le nostre forze contro chiunque tentasse di sbarazzarsi della musica consegnandola a un’élite di sedicenti intellettuali.

Guardate cosa è successo al jazz.
Nato dagli schiavi e suonato nelle bettole americane dei primi del ‘900, ha conosciuto una diffusione planetaria finché è appartenuto al popolo.
Poi, quando negli anni ‘70 qualcuno lo ha elevato alla dignità di musica colta, il jazz ha finito con l’impantanarsi nelle paludi di un eterno revival.

Mentre il jazz usciva dalla scena popolare per allietare certi aperitivi radical chic, nei primi ’70 i Black Sabbath prendevano per le orecchie l’hard rock dei Led Zeppelin e lo trascinavano verso un mondo di fantasia ossessionato da droghe, morte e occulto, mettendo a nudo il bisogno di esprimere emozioni ben diverse da quelle ostentate nei salotti della mondanità e così segnando una inequivocabile linea di demarcazione tra l’hard rock e l’heavy metal.

Nato dalla controcultura statunitense degli anni ’60, e incarnato per opera di William S. Burrough nel personaggio di Uranian Willy, the heavy metal kid, già nel ’68 gli Steppenwolf, mescolando il rock al blues, ne avevano accostato le sonorità al tuono sferragliante – the heavy metal thunder – delle Harley Davidson.
Insomma, l’heavy metal è già cultura, e non ha bisogno di “elevarsi” per diventarlo.

L’heavy metal thunder delle iconiche moto bicilindriche immortalate in Easy Rider, il celeberrimo film di Dennis Hopper, ha lasciato il posto a quello della contemporaneità di una società post-industriale, della tv, della politica e della guerra, ma proprio per questo rimbomba ancora più forte.

Le origini dell’heavy metal italiano in Abruzzo

Dai primi anni ’70, cioè dagli albori dell’era del metallo pesante, Enio Nicolini, made in Pescara, Abruzzo, conduce una ricerca musicale e stilistica che non conosce tregua, sfociata in una produzione musicale di cui non è facile tenere il conto.
Due demotape con gli UT, quattro album con gli Unreal Terror, undici con i The Black, tre con gli Akron, uno con gli Sloe Gin, due con gli Otron.
Il tutto, fino ad approdare all’odierno Hellish Mechanism, e abbiamo persino l’impressione di avere dimenticato qualcosa.

In quasi mezzo secolo di musica, Enio Nicolini ha perlustrato in lungo e in largo molti confini dell’heavy metal, spesso e volentieri per aprire squarci verso qualcos’altro.
Lo ha fatto per anni accanto all’eclettico Mario Di Donato, ideatore dell’Ars Metal Mentis nonché primo autore al mondo ad avere usato la lingua latina nel rock, ma lo ha fatto per altrettanti anni anche da solista, piazzando al centro dello spartito il basso elettrico e rinunciando del tutto alle chitarre.
Una scelta stilistica, quest’ultima, decisamente coraggiosa, che talvolta ha fatto storcere il naso a qualche purista, anche se basta passare all’ascolto per ritrovare incredibilmente intatto tutto lo sferragliare del metallo pesante.

L’inizio delle sue sperimentazioni sonore senza l’uso di chitarre risale ai primi anni del 2000, e coincide con l’uscita di due album dei suoi Akron, La Signora Del Buio e Il Tempio Di Ferro.
Si tratta di lavori estremamente impegnativi anche sotto il profilo dei testi: nel primo si affronta il tema del dualismo tra bene e male, mentre nell’altro ci si addentra nel mondo della spiritualità e dell’abnegazione al culto dei templari.
Proseguita nel 2013 con l’album A Matter Of Time dei suoi Sloe Gin, la sperimentazione ha toccato vette di creatività inusitate con l’album del 2015, Heavy Sharing, per il quale Enio Nicolini ha composto e inciso dieci linee melodiche di basso sulle quali ciascuno dei dieci ospiti ha adattato testo e voce.

Il Cyberstorm di Enio Nicolini And The Otron

Con Heavy Sharing ha avuto inizio la nuova incredibile avventura di Enio Nicolini con i suoi Otron.

Nel 2019 è stato pubblicato Cyberstorm per la Buil2Kill/Nadir.
Non si tratta di una pura e semplice sperimentazione, ma di un album vero e proprio con una connotazione ben precisa: sonorità futuristiche e tematiche fantascientifiche, sci-fi, come direbbero gli anglofili.

In “Timeless Love” (amore senza tempo) Otron possiede la password che gli consente di accedere alla macchina del tempo.
Alysia, la donna amata, appartiene al passato.
Cosa accadrà al loro amore quando Otron azionerà la macchina del tempo?

In “Night Of The Hunt” (notte di caccia) la milizia cerca di proteggere e nascondere gli innocenti che sono stati marchiati con il segno della morte.
Chi vincerà la grande battaglia che sta per tingere di rosso questa notte di caccia?

In “Nanoids In My Head” (nanoidi nella mia testa) un superuomo ha già una volontà di ferro, un corpo forte e agile, ma ora ha bisogno di meccanici che gli cancellino del tutto il dolore e la paura perché vuole raggiungere la perfezione.
Riuscirà a diventare invincibile?

“Anthios” è una stella solitaria la cui orbita non è descritta nelle mappe.
Sprigiona una strana energia che crea armonia e conduce le persone al giusto equilibrio.

La “ISS Armada” è in allerta per resistere a un attacco dei nemici.
Riuscirà a difendere la base minacciata?

Con la “Warp Machine” (macchina per l’ordito) è sufficiente esprimere un pensiero per spostarsi da un luogo a un altro, compiere un attacco e sparire istantaneamente.
Chi la possiede ha il potere di decidere senza appello su vita e morte.

Per raggiungere la “5th Dimension” (quinta dimensione), in cui spazio e tempo non contano più nulla, è sufficiente non chiedersi mai il motivo per cui accadono gli eventi.
Solo questa altissima consapevolezza consentirà di accedere all’armonia delle sfere celesti.

Il “Planet X” è un pianeta di metallo che ha abbandonato la sua orbita per dirigersi verso un nuovo sole.
L’equilibrio cosmico è in pericolo.
Il pianeta X ha lasciato il suo sole e Nemesis, personificazione della ragione, ha perso la sua stella.

In “Ramses W-45” un popolo ottuso inneggia al faraone affinché lo conduca alla conquista di un nuovo mondo.

Nella title track, “Cyberstorm”, un algoritmo governa le emozioni e le convoglia verso un’unica succube volontà.
Dai sobborghi però si alza un nuovo vento di libertà, il Cyberstorm appunto, che condurrà alla rivoluzione.

Testi asciutti, diretti, brutali, la cui poetica è ridotta all’essenziale, ermetica e decadente quanto basta al fabbisogno dello spartito.
A una lettura superficiale, i temi trattati sembrano essere quelli soliti del genere.
Sia pure in uno scenario futuristico e futuribile, persistono tutte le grandi dicotomie che impegnano i pensatori dell’umanità sin dalla notte dei tempi, e i rocker sin dal primo riff distorto: la vita e la morte, il bene e il male, l’amore e l’odio.
A ben vedere, invece, emerge una spiritualità profonda e sincera, che non sfocia nello spiritualismo, il ritualismo, il misticismo, l’esoterismo, l’occultismo, insomma, in tutti quegli ismi che hanno permeato certo rock così a lungo da averlo inaridito, e che una musica veramente libera dovrebbe sempre evitare come la peste.
Nei testi di Cyberstorm ritroviamo i molti crucci della nostra contemporaneità, dei quali l’ambientazione sci-fi è una geniale allegoria.

Così come nei testi, Cyberstorm segna indubbiamente un punto di svolta nella carriera di Enio Nicolini anche per quanto riguarda le musiche.
Con la voce di Ben Spinazzola, la batteria di Sergio Ciccoli e l’elettronica di Former Lee Warmer, il basso elettrico di Enio Nicolini intesse linee melodiche intriganti e ipnotiche che non fanno rimpiangere l’assenza delle chitarre.
È un album che probabilmente rivela qualche sbavatura, diciamo pure che alcuni passaggi rievocano un po’ troppo il doom lento e gutturale degli anni ‘80, ma Cyberstorm resta pur sempre un gran bel lavoro, una tappa obbligata per tutti gli appassionati del genere, un disco che non non può mancare da una collezione che si rispetti.

Final Clash, lo scontro finale che anticipa l’uscita del nuovo album

Instancabile e inossidabile, Enio Nicolini ha approfittato del lockdown del 2020 per scrivere i testi e comporre le musiche del nuovo album che ha intitolato Hellish Mechanism.

Annunciato come l’erede di Cyberstorm e pubblicato in formato digitale oltre che su CD e vinile dalla romana Hellbones Records, Hellish Mechanism era stato programmato per la seconda metà del 2021, data che per tutta una serie di vicissitudini è slittata fino ad agosto del 2022.
L’uscita dell’album è stata preceduta dal lancio del singolo “Final Clash” (scontro finale), dal quale abbiamo appreso alcune interessantissime novità.

Innanzitutto, per Hellish Mechanism Enio Nicolini ha schierato una squadra completamente rimaneggiata rispetto a quella di Cyberstorm.
Ad accompagnarlo in veste di Otron nella sua ultima fatica discografica, troviamo la batteria di Damiano Paoloni e i sintetizzatori di Gianluca Arcuri, entrambi marchigiani, il secondo dei quali è una vecchia conoscenza dei fan di Enio Nicolini perché compare tra i credits di Heavy Sharing del 2015.
Ma a spiazzarci davvero è l’ingresso, anzi, il ritorno della voce di Luciano Palermi.

Pescarese, classe 1966, il Dott. Luciano Palermi, laureato cum laude in odontoiatria, si è trasferito a Los Angeles nel 1991 per intraprendere, anzi, per proseguire la carriera musicale di cantante.
Per oltre dieci anni, dal 1993 è stato conduttore radiofonico per KTYM 1460 AM e corrispondente radiofonico dagli USA per Radio Rai, Radio Vaticana, Radio 24 e Radio Montecarlo.
Ha prestato la sua voce per spot pubblicitari, videogiochi, audiolibri, film, sia come attore doppiatore che come traduttore e adattatore della sceneggiatura.
Ha lavorato accanto ad Antonio Banderas per il doppiaggio italiano del Gatto Con Gli Stivali del 2011, e a Joe Bastianich per la versione italiana di Master Chef del 2014.
Sua è la voce del brano “Hai capito” in What’s New, Scooby-Doo del 2003.
Ancora oggi, quando non è impegnato nel doppiaggio in uno studio di registrazione o nelle riprese cinematografiche, Luciano Palermi torna a cantare per la band La Dolce Vita, oppure calca i palcoscenici dei festival rock in giro per l’Europa come front man della band Unreal Terror.

Ecco che tutto torna lì dove tutto nasce: gli Unreal Terror.

Un avvicendamento, quello tra Luciano Palermi e Ben Spinazzola, che risale ai tempi in cui gli UT si trasfusero negli Unreal Terror, che poi si trasfusero ancora in qualcos’altro, per tornare agli Unreal Terror e ripartire di nuovo verso altri lidi.
Un avvicendamento che ha accompagnato nel corso degli anni il respiro metallico, rotondo e vitale di Enio Nicolini, il quale ha tessuto e disfatto innumerevoli volte una tela simile a quella che molto tempo fa impegnò una tale signora Penelope, incrociando trame sempre nuove e diverse.

Dobbiamo dunque aspettarci da Hellish Mechanism un ritorno al sound degli Unreal Terror?
Non abbiate fretta, non ne siamo così sicuri.

Intanto c’è l’immagine di copertina che compare nel videoclip di “Final Clash”, che ritrae i nostri quattro elfi in un inquietante monocromo verdastro e ricorda molto da vicino la copertina di Cyberstorm, ma questa coincidenza potrebbe dipendere semplicemente dal fatto che entrambe le copertine sono state curate dal grafico Rocco Patella.

Poi clicchiamo sul pulsante “Play” e già dalle prime battute veniamo rapiti da un vortice di energia ad alta tensione in cui non troviamo subito punti di riferimento precisi.
Solo quando inizia il cantato, poco a poco, ritroviamo qualcosa che ci sembra familiare, anche se è molto diverso da come e dove lo ricordiamo.
La voce di Luciano Palermi, quella sì, la riconosciamo in tutta la sua personalità, migliorata e non intaccata dal passare degli anni.
Anche l’elettronica è perfettamente inserita in un canovaccio ritmico e armonico rude, ma trascinante, coinvolgente, intrigante.

Sì, ci sono gli Unreal Terror di Hard Incursion in questo brano, ci sono la metrica e la limpidezza del cantato, ma ci sono anche gli Otron di Cyberstorm, le atmosfere, le suggestioni.
E poi c’è dell’altro, qualcosa che forse non è neppure heavy metal, qualcosa che in una sola parola diremmo contaminazione.
Ma, soprattutto, c’è Enio Nicolini che picchia duro sulle corde del basso, impegnato a dominare una consolle di effetti incredibili mentre imbastisce una catena di riff in cui sarebbe difficile dire dove finisce il basso e dove inizia la chitarra se non fosse che sappiamo già che le chitarre semplicemente non ci sono.

Anche il videoclip realizzato con la regia di Andrea Malandra è a dir poco epico.

Bene, se queste sono le premesse, non abbiamo timore di scrivere che Hellish Mechanism è uno dei migliori lavori di Enio Nicolini, se non il migliore.
In ogni caso, già solo il singolo “Final Clash” vale tutto l’album.

Hellish Mechanism, il meccanismo infernale di Enio Nicolini And The Otron

Con Hellish Mechanism, Enio Nicolini coglie tutti di sorpresa: chi si aspettava un bis di Cyberstorm vi troverà invece sonorità molto più limpide e cristalline, e chi si aspettava un amarcord di Heavy And Dangerous vi troverà invece atmosfere molto più dense e inquietanti.
In ogni caso, tutti vi ritroveranno l’inconfondibile impronta stilistica di Enio Nicolini, il cui fraseggio diretto, senza fronzoli, è solo migliorato nel corso della sua carriera, senza perdere smalto, anzi, incorporando molti colori nuovi.

Dieci tracce tra le quali avremmo fatto fatica a scegliere il singolo più adatto per il lancio di questo concept album che troviamo francamente straordinario.

1 – Celestial Armada 
2 – Hellish Mechanism 
3 – The Cogwheel 
4 – The Dream 
5 – The Prophecy 
6 – The Old Lady 
7 – Single Higher Thought 
8 – A Brand New World 
9 – L’Osservatorio 
10 – Final Clash 

Se “Final Clash” ci ha molto intrigato già dal primo ascolto, altrettanto ci sentiamo di dire per “Hellish Mechanism” che è la degna title track, per “The Dream” che ha quasi il sapore di una ballad, per “L’Osservatorio” che è un graditissimo quanto inatteso ritorno alla non facile lingua italiana nell’heavy metal, o per “A Brand New World” che è forse la nostra preferita.

Due delle critiche più dure mosse a Cyberstorm da qualche fanzine di settore riguardavano la prevalenza della fase ritmica, che a lungo andare avrebbe potuto risultare noiosa, e l’eco di un anacronistico old style.
Noi di Worldwide Open Music, dal canto nostro, non essendo una fanzine settoriale ed essendo perciò aperti a tutta la musica, ci sentiamo di affermare ancora una volta che Cyberstorm, sia pure con le sue sbavature (ma quale musica non ne ha?), è una proposta musicale di altissimo livello che non aggiunge soltanto un tassello fondamentale alla ricerca stilistica condotta da Enio Nicolini, ma apre uno squarcio verso una possibile nuova forma di espressione per questo genere musicale.

Siamo sinceramente curiosi di conoscere quali saranno le critiche che saranno mosse a Hellish Mechanism, giacché espressioni come “prevalenza della fase ritmica” e “old style” sono un po’ come il sale: stanno bene su quasi tutti gli alimenti.
Nel frattempo, proponiamo a tutti un semplice esperimento: liberatevi dai pregiudizi, mandate al giusto volume Hellish Mechanism, e provate a tenere sotto controllo il vostro headbanging.
Se non ci riuscirete, e noi siamo certi che non ci riuscirete, vorrà dire che in questa musica c’è l’irresistibile heavy metal thunder, ecco perché questo album ci piace davvero tanto, al punto di considerarlo uno dei migliori lavori, se non il migliore, dell’inossidabile Enio Nicolini.

Conclusione

Sappiamo benissimo di avere violato con questo articolo molte delle regole del marketing, prima fra tutte la brevità.
Sappiamo che un buon 90% delle persone che vi si sono imbattuti ha letto solo il titolo o, al massimo, ha letto solo le prime tre righe.
Un altro 9% ne ha letto metà, oppure è arrivato fino qui in fondo scorrendo velocemente le immagini e i paragrafi.
Perciò, sappiamo di avere accompagnato soltanto il restante 1% in questa nostra avventura all’interno del meccanismo infernale in cui Enio Nicolini And The Otron continuano ad attenderci per intrigarci tutte le volte che lo vorremo.
Ma noi non abbiamo nulla da vendere né aspiriamo a totalizzare “Like” e cuoricini sui social, perché il nostro scopo è studiare e raccontare con serietà e cognizione di causa la musica che amiamo, per avvicinarla al pubblico o, almeno, ai nostri lettori.

Quindi, comunque siate arrivati fino in fondo a questo articolo, desideriamo ringraziarvi per averci letto regalandovi una stupenda “A Brand New World”, tratta da Hellish Mechanism di Enio Nicolini And The Otron, e augurandovi buona musica per tutta la vita.