Point Of View

P.O.V. jazz tales: Unreal Terror … rules the night

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Ho appena finito di leggere l’ottima biografia degli UT, dal titolo “Unreal Terror. Rules the night”, scritta da Klaus Petrovic per CRAC Edizioni, arrivata venerdì e terminata domenica notte.

Che dire, un balzo temporale di trent’anni.

Prima ancora di iniziare a leggere, la mia attenzione è stata rapita dalle centinaia di immagini che immortalano i nostri eroi e non solo, in un arco temporale che copre oltre quarant’anni: già solo la galleria fotografica vale il prezzo del volume.

La mia storia personale si è incrociata con quella della band in diverse occasioni.

Pescara è una città piccola, allora era più piccola di quanto non lo sia oggi, e se andavi in giro prima o poi ci si incontrava, inevitabilmente.

Se poi si aveva qualche interesse in comune, gli incontri, oltre a essere certi, si ripetevano con una certa regolarità.

In un’epoca in cui la socialità aveva ancora bisogno di luoghi fisici, ci si vedeva nelle sale prove, nei negozi di dischi o di strumenti musicali, oppure nel laboratorio del mitico Bacco.

Ho conosciuto Luciano Palermi in una palestra di arti marziali, tantissimi anni fa, non ricordo nemmeno più quanti.

Dopo il consueto allenamento, io e il mio compagno di ventura Maurizio Sborgia invitammo Luciano a vedere l’ennesimo film di arti marziali, ma Luciano ci rispose: «Non posso, ho le prove con il mio gruppo».

Qualche tempo dopo, il mio compagno di classe Giuseppe Continenza entrò a far parte di quel gruppo, ovvero gli UT, insieme a un altro mio compagno di scuola, Gianfranco Continenza, il quale, pur non avendo mai condiviso il palco con la band, è stato sempre presente sia nella parte musicale che tecnica.

Spinto dai fratelli Continenza e dal succitato Maurizio, iniziai a cimentarmi con il basso mentre, contemporaneamente, seguivo Gianfranco e Giuseppe nel mitico “Posto Prove” di Francavilla.

In queste occasioni e durante le cene (non ho più mangiato patatine fritte così buone come quelle dei “Cinque Topolini”) tempestavo di domande il povero Enio Nicolini il quale, benevolmente e con santa pazienza, non si sottraeva al ruolo di mentore.

Ricordo ancora i pomeriggi passati a tirare giù le linee di basso di Hard Incursion, veramente belle.

Iniziai a suonare in un gruppo, i Wotan, con Guido D’agostino, Stefano D’Emilio, Massimiliano D’Onofrio e Leo Di Carlo.

Ero il meno esperto di tutti, e i compagni di band, pazientemente, mi insegnavano tutto quello che potevano.

Ricordo che le prove duravano dalle quattro alle cinque ore.

All’epoca dividevamo il locale prove con la band di Ben Spinazzola il quale, dopo l’uscita dagli Unreal Terror, fondò gli Empire.

Con i Wotan suonammo insieme agli UT e altri gruppi in un mega raduno presso l’antistadio di Francavilla al Mare.

Il concerto è menzionato nella biografia.

Ho un ricordo vivido del timore che Silvio, in arte “spaccalegna”, incuteva in tutti noi: ricordo che un ragazzo, involontariamente, passò sui cavi dell’impianto con l’automobile, Silvio smontò dal palco e iniziò a inveire all’indirizzo del malcapitato, avvicinandosi a grandi passi e minacciosamente all’automobile; il poveretto non scese dalla macchina, prontamente chiusa dall’interno, fintanto che “spaccalegna” venne calmato dai compagni di band.

Per molti di noi, non ancora maggiorenni, la serata di Francavilla era la prima occasione su un palco vero, con i monitor, la batteria lontanissima e il suono del proprio strumento trasformato dall’impianto; era tutto molto diverso dalla sala prove.

Complice la pressoché totale inesperienza di molti di noi, il povero Silvio, all’ennesima richiesta d’intervento tecnico sul palco – alcune erano davvero originali e bislacche – sbottò in un liberatorio: «Mo avast! M’baretv a sunà!».

Altroché se aveva ragione.

Sempre in quell’occasione sentii Silvio “staccare il tempo” – come si dice in gergo – in un modo che non ho più ascoltato: «One, two, three, Soret’!».

Qualche tempo dopo, entrai in un altro gruppo, i Karma, nei quali si avvicendarono, nel corso degli anni, numerosi bravissimi musicisti, dai quali ho imparato davvero tanto, come Massimo Dezio, Gianni De Chellis, Schedir Costantini, Gianni Cicchetti, Guerino Pantaleone, John Mazzocchetti, Nino Burtini, Paolo De Fidelibus.

Era un periodo di fermento per il rock, a Pescara come in Abruzzo: c’erano tantissimi gruppi e si suonava spesso insieme in megaraduni, oltre che con gli UT, anche con i Requiem di Mario Di Donato.

L’ultima volta che incontrai Luciano, prima che partisse per Los Angeles, suonammo in un evento a Pollutri, nella provincia di Chieti, io con i Karma, lui con i Four Of A Kind.

Sono stato presente alla reunion del 2011 a Montesilvano, e sono stato felice di scoprire che la band è attiva più che mai.

Come ha scritto Luciano nel libro, parafrasando gli Eagles: «Non ci siamo sciolti: ci siamo presi una pausa di 24 anni».

Attraverso la storia della band ho rivissuto parte della mia storia, le prime prove, la prima volta che ho dormito in macchina, i palchi a Venezia, Chianciano, Potenza, i vinili, le audiocassette, gli incontri con le altre band, i concerti, le prime recensioni su HM e le fanzine ciclostilate, i pub, gli stabilimenti balneari, le lezioni di musica, la prima volta in sala di registrazione, i primi demo.

Una volta non si ascoltava il rock: si viveva, parlava, mangiava, ci si vestiva e comportava in modo da non lasciare dubbi su quali fossero le preferenze musicali.

Sono anni che non suono più questo genere musicale, ma ringrazio e rimpiango qui tempi per i bellissimi ricordi, incontri, emozioni che ho vissuto.

Per chi ha la mia età o giù di lì, consiglio vivamente la biografia degli UT, perché attraverso la storia di questa band ci si riappropria dei propri ricordi.

Ovviamente la consiglio fortissimamente anche a chi non c’era: sarebbe difficile spiegare altrimenti a un ragazzo il valore della “valigetta nera” di Enio, in un’epoca come questa in cui imperversano i social.

Una menzione particolare va all’estensore della biografia, il bravissimo Klaus Petrovic il quale, pur non amando definirsi giornalista, è riuscito egregiamente in un compito in cui tanti professionisti della carta stampata avrebbero fallito.

Una volta non si ascoltava il rock: si viveva, parlava, mangiava, ci si vestiva e comportava in modo da non lasciare dubbi su quali fossero le preferenze musicali.

E così siamo arrivati al terzo appuntamento con POINT OF VIEW jazz tales, la nostra rubrica dedicata ai piccoli e grandiosi racconti jazz (e non solo) di Angelo Cipollone.
Questa storia l’abbiamo “rubata” da un vecchio post su Facebook, sperando che l’autore non se ne abbia troppo a male.
Se tutto sta funzionando come dovrebbe in questo sito Internet, dovreste notare che il nome di Angelo Cipollone appare sottolineato: questo accade perché anche il nostro anfitrione è finito su WOMpedia, la nostra enciclopedia libera degli artisti, alla quale stiamo lavorando poco per volta, ma incessantemente.
Per accedervi, è sufficiente cliccare sui nomi che appaiono sottolineati un po’ dappertutto nei nostri articoli, oppure cliccare su WOMpedia nel menu principale in alto.
Per leggere tutti gli stupendi racconti di POINT OF VIEW jazz tales, gironzolate liberamente su questo sito e fate come se foste a casa vostra.

UNREAL TERROR

Gli Unreal Terror nascono Pescara nel 1979 con il nome di UT (l’antico DO delle sette note), con il chitarrista Mario Di Donato, il bassista Enio Nicolini e il batterista e cantante Silvestro “Spaccalegna” Canzano.

Gli UT registrano due demo, Incidente Mentale e Massacre, caratterizzati dal cantato in italiano e da sonorità a sfondo mistico e melodrammatico.

Cambiato il nome in Unreal Terror (un chiaro richiamo alle due lettere del nome UT) e passando alla lingua inglese dei testi, la band muta anche approccio musicale, orientandosi verso un heavy metal di stampo anglosassone.

Con l’ingresso di Luciano Palermi alla voce, gli Unreal Terror assumono una configurazione stabile e nel 1985 debuttano con il primo lavoro discografico, Heavy & Dangerous, un EP di 4 tracce edito dalla Bess Records (BSMX 0019).

Nello stesso anno Mario Di Donato lascia la band per formare i celebri Requiem, e gli subentra il giovanissimo chitarrista Giuseppe Continenza.

Nel 1986 la band pubblica l’album in vinile Hard Incursion con etichetta Action Label Production (ACT 33005), la cui quinta traccia, Pulling The Switch, viene inserita nella compilation del 2007 Rock Meets Metal – Vol. II per l’etichetta Ebony Records (EBON S105).

L’ottimo riscontro di pubblico conduce gli Unreal Terror a essere contattati dalla MetalMaster per un contratto discografico, ma dopo aver realizzato un promo di quattro brani, The Demo, la band si scioglie.

Il cantante Luciano Palermi e il chitarrista Giuseppe Continenza si trasferiscono negli Stati Uniti, l’uno per diventare un nome di spicco del doppiaggio e del giornalismo, l’altro un chitarrista jazz di fama internazionale.

Nel 2012 il gruppo si riunisce, con il chitarrista Iader D. Nicolini (figlio di Enio Nicolini) al posto di Giuseppe Continenza, e si esibisce nel live all’Heavy Metal Night Festival a Villa Rosa di Martinsicuro.

Nel 2014 viene pubblicata la ristampa in CD di Hard Incursion dall’etichetta Jolly Roger Records (JRR054), con 4 tracce bonus in più rispetto alle 9 tracce del vinile.

Dopo la partecipazione all’edizione 2014 del Festival Acciaio Italiano al Palabam di Mantova, nel 2017 esce il nuovo album The New Chapter, sempre per la Jolly Roger Records, in vinile (JRR087) e in CD (JRR088).

Le copie del vinile di Hard Incursion sono piuttosto rare e preziose, ma forse potrete ascoltarne l’altrettanto rara ristampa in CD.

Unreal Terror incarnava l’heavy metal italiano della metà degli anni ’80 ed è un peccato che abbiano prodotto solo una manciata di pubblicazioni.

In ogni caso, sono stati un trampolino di lancio innegabilmente importante per Mario Di Donato, che avrebbe poi continuato a creare un metal dark e diabolico davvero magico sia con Requiem che con The Black, sia per Giuseppe Continenza, che sarebbe poi diventato il grande chitarrista jazz che oggi tutti conosciamo, e restano una band decisamente da ascoltare per chi ama i suoni unici del metal italiano degli anni ’80.

RULES THE NIGHT

Conoscere gli Unreal Terror di Pescara è un passaggio imprescindibile per conoscere e comprendere appieno le radici dell’heavy metal Made in Italy.

La band ha saputo scrivere pezzi fondamentali dell’epopea metal degli anni Ottanta: Headbanger, Unreal Terror, At the End of Last Chapter e Lucy Cruel.

Cantore delle gesta degli abruzzesi è Claudio Petrucci, meglio conosciuto come Klaus Petrovic: classe 1963, decenni di ascolto e recensioni alle spalle (Italia Di Metallo, Suoni Distorti Magazine e Italian Metal).

La prefazione del libro è stata curata da Vincenzo “Jamaica” Barone, indimenticata colonna della celebre rivista H/M.         

Le vicissitudini della band vengono snocciolate con dovizia di particolari e una sana dose di aneddoti, sin dalla partenza del tutto come UT.

Il racconto è arricchito da interventi di prima mano da parte dei vari protagonisti, che alleggeriscono la lettura e aggiungono dettagli complementari alle varie vicende narrate.

Gli Unreal Terror non sono stati semplicemente una band, ma soprattutto una gang.

Klaus Petrovic non si limita a biografare gli Unreal Terror, ma inquadra il periodo storico ripercorrendo le uscite discografiche fondamentali, ricercando e ricreando l’atmosfera, il mood dell’epoca, con tutti i riferimenti al sociale e alla politica nel mondo.          

Gli anni Ottanta sono un turbinio di avvenimenti in quel di Pescara come in tutto l’Abruzzo, e il libro li racconta tutti attraverso la vicenda di questo straordinario gruppo di artisti, anche attraverso le foto, i manifesti di concerti e gli stralci di riviste.

Attraverso questi decenni di rock altri artisti, musicisti, appassionati e collaboratori, hanno contribuito alla storia degli Unreal Terror: Mario “The Black” Di Donato, Ben Spinazzola, Giuseppe Continenza, Bruno Sanbenedetto, Simona Passalacqua, Tony Passalacqua, Aldo Minosse Malatesta, Iader Nicolini e Paolo Ponzi.    

Il piacere di leggere un qualcosa di scritto da uno che ne sa e che c’era: Klaus Petrovic.