Bass clef

Bass clef: Ti ho visto, Pascucci urla il dolore del femminicidio

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La musica è una forma d’arte, di intrattenimento, ma sopratutto di espressione: è una lingua franca con cui dire cose e trasmettere emozioni.

Per Roberto Pascucci, bassista virtuoso e poliedrico che abbiamo recentemente avuto l’onore di ospitare sul nostro Red Carpet (qui), la musica diventa anche un’occasione per affrontare temi delicati, di scottante attualità.

Artista a tutto tondo, oltre alle indiscusse doti dello strumento, ne ammiriamo la poetica, la gentilezza, il garbo, e quel sottile velo di ironia che ne ammanta le composizioni, dai titoli dei brani alle note dello spartito.

Frequentando la sua musica come sideman di grandi artisti, come fondatore dei Milk e come solista, abbiamo scoperto il Roberto Pascucci autore di testi pregevolissimi, la cui intensità fa il paio con l’originalità del suo pentagramma.

Ed è proprio uno di questi testi che ha stuzzicato maggiormente la nostra curiosità.

S’intitola Ti ho visto ed è un monologo scritto per quel genere di teatro che noi di Worldwide Open Music amiamo particolarmente perché non aspira alla verità attraverso la finzione né confonde la finzione con la realtà, ma descrive i fatti così come sono: scomodi, schietti e feroci.

Chi ha avuto la fortuna di leggere La memoria impura, il celebre romanzo dell’indimenticabile e indimenticato Alfredo Fiorani, ritroverà nel Ti ho visto di Roberto Pascucci non il genere (quello è un romanzo, questo è un monologo) né l’argomento (lì si affronta il tema della pedofilia, qui quello del femminicidio), ma molte sostanziali analogie stilistiche, come l’assenza di metafore, il linguaggio esplicito e, soprattutto, la prospettiva della voce narrante.

Come Fiorani si insedia nella mente del carnefice, Pascucci s’impossessa degli occhi della vittima – e con essi di tutto il suo essere – per urlare al mondo l’agghiacciante esperienza umana, anzi, disumana, senza mezzi termini e senza intermediari.

Pedofilia, stalking e femminicidio, sono temi attualissimi, ma molto molto scomodi sotto il profilo editoriale in quanto suscitano nel pubblico reazioni contrastanti: da un lato la repulsione, dall’altro il voyeurismo; in entrambi i casi – fin troppo spesso – il desiderio di voltarsi dall’altra parte.

Ecco perché questo non-genere letterario viene spesso confuso con il noir o lo splatter, cioè, in buona sostanza, con la fiction o il fantasy, così come accade anche a certi fatti di cronaca vera di cui si alimentano certi programmi televisivi, che smettono di essere drammi dell’umanità e diventano spettacolo e showbiz.

Chi ci segue sulla nostra web-app o sui nostri canali social sa che noi di Worldwide Open Music amiamo occuparci soltanto di musica: non amiamo sostenere posizioni radicali, cavalcare l’emotività del momento oppure esprimerci su argomenti per i quali sappiamo di non avere sufficienti competenze o informazioni, e ciò anche a costo di una minore visibilità.

Ma su temi di questa portata, che investono la stessa natura umana e la struttura della società, non possiamo non esprimerci elogiando e sostenendo chi ha il coraggio di affrontarli e rappresentarli al pubblico con la lucidità di Roberto Pascucci nel suo Ti ho visto.

Fin toppo spesso ci si limita a incoraggiare le vittime di stalking a parlare e denunciare, come se non lo stessero già facendo.

Ma con l’attuale legislazione che ancora oggi ignora il reato di stalking, e in una società profondamente maschilista qual’è quella in cui viviamo, le donne che hanno o hanno avuto la disgrazia di incappare in uno stalker urlano e chiedono aiuto a una collettività sorda, cieca e muta.

Sul punto, è illuminante il libro-inchiesta di Federica Angeli che s’intitola Rose al veleno, e che consigliamo a tutti di leggere.

Ecco perché, oltre a incoraggiare le donne a parlare, vorremmo incoraggiare le persone – quantomeno chiunque si fosse imbattuto in questo nostro articolo – ad ascoltare.

Il Ti ho visto di Roberto Pascucci è stato messo in scena nel 2019 al Cineteatro San Filippo Neri di San Benedetto Del Tronto, nello spettacolo di Cristiana Castelli intitolato Donne Du Du Du, di cui è uno dei tre monologhi dedicati alla donna e agli uomini che amano le donne.

Cristiana Castelli

Cristiana Castelli ha cominciato a recitare a 7 anni e il teatro l’ha amato subito.
È partita dal teatro di parola ma è con la Commedia dell’Arte che ha scoperto la bellezza di lavorare con disciplina e in continua mutazione.
Ha recitato per il teatro, fra l’altro, in “La storia grottesca di un paziente qualunque” di A. Barbizzi, “Illo tempore” di C. Castelli, “Storie di maschere” di L. Ottoni, “L’urlo del pesce” di M. Triboulet, “Pericolosamente assai, assai” di E. Ravo, “La valigia” di E. C. De Souza, “La trama di Penelope” di E. Atwood, “Sinergie” di A. Barbizzi ed E. Albani, “L’omosessuale e la difficoltà di esprimersi” di Copì, “Avanti il prossimo” con regia di A. Fava, “Ricordi Nannarella: omaggio ad Anna Magnani” di M. R. Olori, “Anna Cappelli” di A. Ruccello, “Ascolta il mio cuore” di B. Pitzorno, “L’uomo la bestia e la virtù” di L. Pirandello, “Antologia di Spoon River” di E. L. Masters, “Il cappotto” di N. Gogol, “Macbeth” di W. Shakespeare, “Non tutti i ladri vengono per nuocere” di D. Fò, “Arlecchino servitore di due padroni” di C. Goldoni, “La giara” di L. Pirandello.
Per il cinema ha recitato in “Delitto a Villa Tarner” di F. Bonomo e “Commedia by Fava” di A. Fava.

Per ringraziarvi di averci letto fin qui, vi lasciamo al Ti ho visto di Roberto Pascucci, nella magistrale interpretazione di Cristiana Castelli.